GRAVEDONA – Nell’ottobre 2014 la polizia provinciale di Como aveva trovato nei monti sopra Gravedona una rete da caccia e, poco distante, Giuseppe Livio Taboni e Massimo Riella, 50 anni il primo e 42 il secondo, entrambi di Gravedona.
Gli agenti avevano fermato i due con l’accusa di bracconaggio, cui si era aggiunta quella di resistenza a pubblico ufficiale: come racconta Il Giorno, Riella aveva infatti strappato la rete dalle mani degli agenti, bruciandola in un casolare.
Finiti a processo, davanti al giudice Laura De Gregorio i due hanno respinto le accuse, sostenendo che si trovavano nel bosco per altri motivi e che la rete per catturare gli uccelli non c’entrava con loro. E il giudice non ha riscontrato elementi a sostegno dell’accusa di bracconaggio, così Taboni è stato assolto, mentre Riella è stato condannato a sei mesi di carcere solo per resistenza a pubblico ufficiale.
Ieri a Como hanno testimoniato anche i Carabinieri, che erano intervenuti in occasione dell’alterco tra i due e la polizia provinciale. Però anche i militari non hanno potuto fornire elementi a sostegno dell’accusa di bracconaggio, poiché non è materia di loro competenza.