LECCO – “Nessuna cosa si può amare, ne’ odiare, se non si ha piena cognizion di quella”, scriveva Leonardo in uno dei molteplici codici a lui riconducibili, sparsi nei musei di mezzo mondo, e mai affermazione fu più azzeccata in associazione alle infinite amenità che si scrivono in merito alla sua eredità artistica.
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Da anni mi dedico allo studio di Leonardo da Vinci e al suo legame con il nostro territorio, – spiega Riccardo Magnani su Lecco News – e l’ipotesi da me avanzata di un collegamento tra la città di Lecco e il sommo artista è nota ormai da diversi anni. Quello che è meno noto, sono le motivazioni storiche e culturali che hanno indotto Leonardo a indicare i paesaggi lecchesi nelle proprie opere; sì, al plurale.
Speculazione vuole, infatti, che ci si soffermi a indicare un collegamento, in questo caso individuato dal ponte Azzone Visconti e dunque puntuale tra l’altro e mai di carattere sostanziale, alla sua opera forse più famosa, la Gioconda, ignorando il fatto che la maggior parte delle opere e dei disegni di Leonardo ritraggono la cittadina che fa da contrappunto al ramo comasco del Lario. Senza comprendere il contesto storico e le vicende legate a ciò che accadde negli anni a cavallo della metà del XV secolo, infatti, è quasi impossibile dare una lettura compiuta alle opere leonardesche, men che meno agli sfondi impiegati.