la finestra ifdi fascino intellettuali

Mauro Russo ha tredici anni, una mamma e un papà adorabili, un fratellino gravemente malato e una sorella che fa la maestra, appena ventenne e piena di vita. Mauro vive a Merano, ma viaggia spesso nei fine settimana perché il papà Nunzio, ferroviere, vuole sfruttare i biglietti di favore delle ferrovie statali per far sì che l’altro figlio, Marco, possa vedere il mondo. Marco è affetto daleucemia, una forma grave, che concede, secondo i medici, pochi mesi di vita. I genitori lo sanno, ed è per questo che Nunzio Russo ripete agli amici«Voglio che mio figlio conosca il mondo prima di morire». Mai si sarebbe aspettato che un tragico destino, in quel 4 agosto 1974, anno presto indicato come «l’anno delle quattro stragi», avrebbe strappato Marco alla vita prima del tempo, portando con sé lui, il capofamiglia, e la moglie Maria, compagna di una vita e cardine di una famiglia numerosa e felice.

Quel maledetto 3 agosto Nunzio aveva condotto la famiglia a Firenze, in una gita di piacere che nel viaggio di ritorno si trasformò in un appuntamento con la morte, seduta nella quinta vettura del treno espresso 1486 (Italicus). Composto da diciassette vagoni e da un’elettromotrice, il convoglio diretto a Monaco di Baviera parte da Roma Tiburtina alle 20:35, transita per Chiusi con una breve sosta e giunge poi a Firenze alle 24, con ventitré minuti di ritardo. Qui la famiglia Russo, insieme a turisti tedeschi, inglesi e austriaci, sale sul treno della morte che per loro…
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