LECCO – Sei punti su undici, in tutto il lago lecchese sono inquinati. Ma cinque rispettano i limiti di legge. E’ ciò che è uscito dall’ultimo rapporto della Goletta dei laghi di Legambiente dopo aver analizzato il Lago di Como. Nella mattinata di oggi i tecnici dell’associazione ambientalista, in collaborazione con il Coou (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e Novamont – hanno reso pubblici i dati dei monitoraggi scientifici realizzati nelle scorse settimane.

Oltre il 50% dei punti monitorati dai tecnici sono oltre i limiti imposti dalla normativa vigente in Italia, precisamente 6 su 11 di cui ben 5 ricevono dalla Goletta dei Laghi un giudizio di “fortemente inquinati”. Si tratta nel dettaglio: della foce del fiume Adda, della foce del torrente Inganna e della Merla tutte e tre a nel comune di Colico; della foce del torrente Caldone a Lecco e di quella del Rio Torto a Valmadrera. Giudizio “inquinato” per la foce del torrente Meria a Mandello sul Lario. Superano l’esame dei monitoraggi lo scarico del depuratore di Dorio, il punto di fronte al rivo montano all’estremo nord della Spiaggia di Oro e la foce del torrente Pioverna a Bellano, il punto di fronte la foce del torrente Esino a Varenna e il punto presso lo scarico del depuratore di Lecco.

Sorprende sicuramente quest’ultimo risultato, storicamente inquinato, anche se c’è da segnalare che l’agglomerato di Lecco è in procedura d’infrazione 2014-2059 e in base a quanto si legge: “Sulle informazioni disponibili, questo agglomerato risulta non conforme all’articolo 4 perché non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceve un adeguato trattamento secondario”.

“Il monitoraggio scientifico ha messo in luce anche quest’anno le numerose criticità in fatto di mancati investimenti nel ciclo integrato delle acque: un male cronico da cui non si salvano nemmeno una perla come il bacino del Lario – sottolinea Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia -. Il risanamento dei bacini lacustri deve essere considerata una priorità assoluta. Siamo ancora troppo lontani dal raggiungimento degli standard di prestazioni depurative e di qualità delle acque che ci chiedono sia le direttive comunitarie che i cittadini lombardi. A dare il cattivo esempio sono per primi i capoluoghi con depuratori ormai inadeguati e mal funzionanti e addirittura reti fognarie incomplete. È’ necessario passare dalle parole ai fatti: gli investimenti devono tramutarsi in cantieri”.

Continua a leggere su Lecconews