Da una settimana è uscito nelle sale cinematografiche Inside Out, il nuovo film d’animazione di Pete Docter, già autore di altri titoli Pixar come Monsters & co., Wall-e, Up. «Vi siete mai chiesti cosa accade nella nostra mente?» è questa la frase, già rivelatrice dell’innovativa tecnica narrativa del film, che dà inizio all’avventura di Riley, prima bambina del Minnesota e poi ragazzina di undici anni alle prese con un non molto entusiasmate trasferimento a San Francisco, lontano dagli amici di sempre e dalla sua grande passione: l’hockey. La storia parrebbe non avere nulla di nuovo: il soliti temi del distacco, delpassaggio dall’infanzia alla pre-adolescenza, della famiglia.
Tuttavia ciò che rende questo film davvero degno delle molteplici attenzioni e lodi da parte della critica è il come tutto questo viene raccontato e messo in scena da Docter. Infatti, come lascia trapelare il titolo, la storia è un continuo passaggio di focalizzazione da esterna, in cui vediamo Riley muoversi e rapportarsi con il mondo, a interna, cioè proprio dentro la mente della ragazzina. In questo modo lo spettatore viene a conoscenza delle emozioni cardinenon solo di Riley, ma di ciascuno di noi: Gioia, di uno sfavillante e solare giallo, Tristezza, dipinta di un malinconico blu, Rabbia, rosso fuoco, Disgusto, verde e estremamente glamour e Paura, violetta, smilza e tremante. L’azione di questi personaggi nella mente di Riley determina non solo i suoi sentimenti, ma anche i suoi comportamenti e la sua personalità.
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