MANDELLO DEL LARIO – “Attorno alla bellezza del processo creativo dell’artigianalità”. Dopo l’esposizione dell’anno scorso che raccontava l’originalità e l’artificiosità della lavorazione lignea, il gruppo del Torchio di Somana, inevitabilmente rappresentato dall’artista Luisa Rota Sperti, offre al pubblico un interessante e poliedrico gruppo di opere sul tema della “pietra“. Pietra che è sasso, muretto a secco, mattoncino intagliato, ritrovamento, fossile, minerale, natura di un frottage.
Ci accompagna alla lettura della mostra la stessa Rota Sperti, che con i suoi decenni alle spalle di ricerca artistica e artigianale tra la grafite (che è pietra) e la cultura della montagna, mette l’accento sulla logica che esiste attorno al torchio stesso. Un luogo dove il tema di una mostra si possa sviluppare partendo dal territorio stesso ma toccando opere di più mani, da quelle dell’amorevole e minuzioso artigiano a quelle concettuali di un artista. E infatti il breve ma curato percorso ci porta dalla maestria di Nello Scenini, abile lavoratore di rocce, attorno al quale è nata l’idea della mostra, all’opera di frottage dell’artista Marzia Galbusera, un racconto tra segno e poesia, tra natura e guerra. Poi dalla ricerca dal sapore romantico del collezionista di sassi a forma di cuore, Marco Mela Corti fino ai minerali e ai fossili ritrovati sulle nostre montagne e che ci dicono la magia e il tempo della Terra e selezionati dal mineralogista Giuseppe Buccoliero.
Ancora, per tornare al territorio in modo tradizionale, la creatività materica iperrealista di Ezio Molteni (e la rappresentazione della Chiesa di Santa Maria) e Massimo Sala (con le casette in pietra). A seguire “l’altro sguardo” della pietra. Quello intuitivo e geniale delle fotografie di Marina Gallandra e quello fiabesco de “La leggenda della Regina dei cuori di pietra” della stessa Rota Sperti, una tra le leggendarie opere a grafite della nostra conterranea. Per finire le piccole pietre d’arte di Franco Necchi e le sculture in marmo di Musso di Peter Porazik e Marzena Guzinska.
Un luogo, quello del Torchio, dove pare stia germogliando una logica di didattica museale per tutte le età davvero funzionante e vicina alle più contemporanee gestioni dei piccoli musei, dove le collezioni, anche estemporanee, vengono raccontate al pubblico per restituire un fondamentale patrimonio, nel quale riconoscere la propria origine e capire il proprio tempo. Come dice infatti il poeta popolare mandellese Elio Galbusera, col quale ci siamo immersi nelle “Piccole storie di pietra”, Senza conoscere il passato, vivremmo un gelido presente, mentre osservava il torchio sempre esposto e ricordava il tempo di un’infanzia vissuta lavorando senza soste, ma non senza poesia e curiosità di capire.
Ed è proprio nelle mostre come questa che prendono vita le parole di San Bernardo di Chiaravalle quando scrive “troverai più nei boschi che nei libri, gli alberi e le rocce ti insegneranno le cose che nessun maestro ti dirà”.
Il Torchio di Somana ospita l’incanto della pietra, dal 18 aprile al 3 maggio. Apertura: sabato dalle 15 alle 19 e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19
Michele Casadio