LECCO – Quella che doveva essere la presentazione di un libro, anzi due, si è trasformata in una sorta di esilarante “One man show”. Protagonista Mauro Corona, scrittore, scultore e scalatore friulano che ieri sera al Teatro della Società avrebbe dovuto parlare al suo folto pubblico di due volumi: “Una lacrima color turchese” e i “I misteri della montagna”.

Forse la serata è pure cominciata dalla letteratura, ma poi questo personaggio davvero sui generis ha completamente stravolto la scaletta e, senza che la moderatrice potesse invertire la rotta, Corona ha cominciato a raccontare della sua vita, o meglio della “filosofia dell’esistenza” che ha guidato la sua vita e a cui ha cercato di essere sempre coerente.

CORONA LIBROIl punto di partenza è stato proprio il suo testo “Una lacrima color turchese”, descritto dall’autore come una favola per tutti, scritta con il cuore, per denunciare l’ipocrisia che caratterizza la nostra epoca e mostrare come in fondo ognuno di noi ha un pezzetto di responsabilità per quello che succede nel mondo. Su questi argomenti il passo dalla favola alla realtà, dalla letteratura alla politica è breve: Corona contesta quegli ambientalisti che “con la pancia piena” criticano i cacciatori; accusa il mondo della politica di aver perso la fiducia dei cittadini, nella misura in cui si rifanno a loro solo per ottenere voti, senza poi rendere alla società civile quei servizi per cui erano stati da essa incaricati. Non si contano le volte in cui lo scrittore ha ricordato le sofferenze che ancora piegano le popolazioni di Erto e Casso, della Valcellina e del Vajont, a dimostrare che la ferita per il disastro del ’63 è ancora aperta. “Chi ci guida – si infervora Corona – dovrebbe avere un’etica, ma questa si forma da bambini” e così si torna per un attimo ai libri: bisogna creare lettori e crearli a partire da quando sono piccoli, perché i libri salvano la vita. Lo scalatore infatti racconta di quando era bambino e in casa sua madre aveva dei libri, i quali lo hanno salvato dalla violenza e dalle botte del padre, che lo avrebbero altrimenti portato su un’altra strada, forse in carcere, forse alla morte.

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Manuela Valsecchi