BELLANO – È proprio vero che in campagna elettorale un sacco di gente, pur di guadagnare voti e consensi è disposta a dire e contraddire nella migliore tradizione sofistica. Ci riferiamo alle notizie che davano per imminente la chiusura di un reparto del Presidio ospedaliero di Bellano causa la mancanza di personale con la conseguente indisponibilità di 14 posti letto nella riabilitazione.
Subito si sono mescolate le carte e a noi, oggi in visita a Bellano per cercare di capire qualcosa di
più, è stato detto che tutto è stato bloccato: sospiro di sollievo? Solo momentaneo, come una boccata
di ossigeno da una bombola semivuota, ci sentiamo di aggiungere.
E vediamo di spiegare perché. Come si ricorderà l’Ospedale di Bellano è stato chiuso nel 1998 e
riconvertito a solo presidio di riabilitazione con il mantenimento di alcuni servizi di base. Poco dopo
sono stati investiti più di 10 milioni di euro per la ristrutturazione. Di fatto, l’edificio, su tre piani,
con un potenziale di 70 posti letto, oggi, al primo e al terzo piano ospita al massimo 42-44 degenti
per la riabilitazione e, al secondo piano, gli ospiti della psichiatria di Villa Mira, arrivati
“temporaneamente” quattro anni fa; annessi all’edificio vi è un secondo stabile che era destinato
al SERT e che da anni è chiuso, inutilizzato.
A nostro parere tutto ciò rappresenta uno spreco: la nostra visione della assistenza sanitaria non è quella di un accorpamento dei servizi con il potenziamento di un ospedale, in questo caso quello di Lecco, e il contemporaneo depotenziamento dei presidi e dei servizi sul territorio. Questa politica
che ha visto negli anni lo smantellamento e la chiusura di numerosi servizi (ad esempio in via XI
Febbraio a Lecco o a Oggiono) va a penalizzare i cittadini che usufruiscono dei servizi.
Ora si dice che la chiusura non ci sarà. Ma questa risposta non è sufficiente, perché lascia sempre
nell’incertezza il presidio di Bellano per il quale, in un piano di ampio respiro che non disperda le risorse ma le utilizzi al meglio, occorre trovare una destinazione che non si limiti a pronunciare
grida allarmanti di chiusura ma che identifichi con chiarezza, sul territorio, la sua funzione e lo
sottragga ad una precarietà che è fonte di incertezza per i cittadini e per i lavoratori.
Un piano del genere deve potenziare e delocalizzare il servizio pubblico, avviare una politica di
impiego che faccia ripartire i concorsi per le assunzioni, insomma deve essere un piano di tutto
rispetto e non una politica di navigazione a vista o emergenziale….altrimenti si finisce – siamo in regione Lombardia! – col favorire il privato! E le rassicurazioni pre-elettorali non servono a
rassicurare un territorio che è già stato penalizzato con i precedenti tagli!
Vanda M. Bono
Candidata alla Regione Lombardia per Liberi e Uguali