DERVIO/ESINO – Un’iniziativa del Coe di Barzio ha unito i due paesi lariani sul tema dei profughi. Mentre ad Esino “La Montanina” ospita ormai da molti mesi una quarantina di profughi, con non poche rimostranze dei residenti, sabato scorso a Dervio si é tenuto un appuntamento dedicato al cibo, con la partecipazione di quegli stessi richiedenti asilo alloggiati ad Esino, a dimostrazione della fattibilità di esperienze di solidarietà e integrazione.
“La nostra accoglienza è doverosa”. Parole di chi realmente sotto al proprio tetto ospita i protagonisti involontari delle montanti polemiche. Con una lettera infatti i volontari del COE condividono la loro esperienza con i nostri lettori e propongono un’attenta e non scontata analisi della situazione internazionale.
Dopo i recenti sviluppi legati alla presenza di richiedenti asilo nel nostro territorio, riceviamo e pubblichiamo integralmente una lettera del COE di Barzio -Centro Orientamento Educativo. L’associazione è da oltre cinquant’anni in prima linea sul tema della multiculturalità e già tre anni fa diede disponibilità per ospitare dei migranti.
Attualmente il Coe accoglie dei richiedenti asilo sia nella sede centrale di Barzio, sia nella casa “La Montanina” di Esino, luogo quest’ultimo finito nel mirino di Matteo Salvini durante la sua recente visita elettorale in provincia.
E’ giusto invocare una giusta distribuzione delle quote di migranti da accogliere perché possano essere integrati nei nostri territori. La Commissione Europea proprio ieri ha annunciato nuove e precise proposte in merito al miglioramento della gestione dei flussi migratori, destinando in proporzione a Germania, Francia, Spagna, Cipro, Malta e Lussemburgo i 24.000 profughi arrivati in Italia e i 16.000 arrivati in Grecia, dopo il 15 aprile, un’operazione che deve concludersi nei prossimi due anni. Questa prima deroga al sistema vigente è importante, purché si considerino seriamente i legami familiari, culturali e le potenzialità di integrazione dei migranti per non creare ulteriori mobilità all’interno dell’Europa.
I migranti non sono numeri. Il Papa, nel giorno di un’ennesima immane tragedia che ha travolto centinaia di migranti in mare, lo ha richiamato in un accorato appello: “Sono uomini come noi e donne come noi, fratelli nostri che cercano vita migliore, affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre …. “.
Perché tante persone rischiano la morte, ci si chiede? Purtroppo le ragioni sono drammatiche: alcuni fuggono da persecuzioni politiche o religiose, altri da conflitti e guerre, altri da moderne schiavitù e criminalità, altri da situazioni economiche estremamente disagiate.
La nostra accoglienza è doverosa e non riguarda solo chi offre un tetto, il cibo, l’assistenza umana e legale, ma riguarda tutti i componenti della società civile.
Accogliere significa vedere l’altro non come una minaccia o un peso, ma come un fratello meno fortunato di noi e, se non ci è richiesto altro, possiamo dare almeno il saluto e un segno di stima. Le difficoltà sono vere perché i tempi di attesa per il disbrigo delle pratiche sono lunghi e il nostro territorio non offre lavoro, ma non è bene coltivare pregiudizi che suscitano diffidenze e ostilità. Lodevoli sono le persone che volontariamente si offrono per dare sostegno ai centri che li accolgono.
Il COE di Barzio e la Montanina di Esino, che dallo scorso anno accolgono richiedenti asilo, ne fanno un’esperienza positiva per l’insegnamento della lingua, per aiuti domestici, per accompagnamento a lavori accordati con le Amministrazioni comunali, pulizia di sentieri, realizzazione di eventi. Il carattere multiculturale della nostra società incoraggia a questi impegni di solidarietà necessari per approfondire e rafforzare i valori essenziali a garantire la convivenza armonica tra persone e culture, oltre che a superare le frontiere e favorire il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura alla cultura dell’incontro, l’unica ha detto Francesco – capace di costruire un mondo più giusto e fraterno.