…è con sommo rammarico…

…ci spiace annunciarLe che…

…impossibilitati ad agire in altro modo…

…ben consci della Sua professionalità…

…costretti dalla congiuntura negativa…

…disponibili a qualsiasi chiarimento…

E, alla fine, il fatidico: “cessato rapporto di lavoro”

Licenziato.

Ero stato licenziato dalla ditta dove avevo trascorso i migliori anni della mia vita. Solo ora me ne rendevo conto, immaginando già quelli che sarebbero venuti, non certo facili.

La crisi economica.

Prima lontana, quasi insignificante, poi sempre più prepotente, come una valanga che acquisti di velocità e dimensioni.

Alla fine, si era abbattuta su tutto il sistema produttivo, paralizzandolo. E quando c’è paralisi, non c’è più lavoro.

Per la maggior parte della gente, i presunti beni indispensabili, pre-crisi, diventano all’improvviso superflui. Devono diventarlo, è la legge della sopravvivenza.

E allora, non c’è genere che tenga. Persino sul cibo si deve risparmiare.

Nelle ditte, nelle fabbriche, ovunque ci sia un rapporto datore di lavoro – dipendente, scattano i licenziamenti. È inevitabile pure quello.

È sempre stato così, e sempre sarà.

Non me l’aspettavo, comunque, che toccasse proprio a me.

Son sempre cose che capitano agli altri.

Invece, dall’oggi al domani, ti ritrovi a doverti riorganizzare la vita, fino a quel momento così ben pianificata, spalle coperte dallo stipendio a fine mese.

Ho famiglia, due figli. Mia moglie ha un posto part-time, che ad ogni discussione pre-crisi le rinfacciavo come misero e deprimente. Meno male che non mi ha mai dato retta.

Io, invece, dall’alto del mio bel posto, ricco di soddisfazioni e ben remunerato…ma lasciamo stare.

È tutto crollato, dissolto nel nulla.

Ma non per questo, il futuro cesserà di tramutarsi in presente. Bisogna andare avanti, o almeno provarci.

Certo, mi sbatto da mattina a sera per trovare un altro lavoro; purtroppo, altre migliaia di disperati come me hanno avuto la stessa idea.

Un bel giorno, raduno la famiglia e illustro la situazione: entrate tot, uscite tot. Di indebitarci, non se ne parla nemmeno. E dobbiamo campare.

D’ora in avanti, si attingerà alle risorse comuni solo per lo stretto indispensabile.

Facciamo una lista delle cose irrinunciabili: acqua, luce, gas. Da utilizzarsi, comunque, con parsimonia.

Di quelle su cui si può tirare la cinghia, tipo generi alimentari; di quelli, invece, che si possono tranquillamente inserire nei superflui, vista la quantità accumulata negli anni, vedi vestiario.

Nella lista nera, invece, finiscono cinema, ristoranti, bar, vacanze, viaggi in automobile e quant’altro possa costituire spesa non giustificata dall’attuale congiuntura negativa. A supporto psicologico, ci teniamo su il morale autoconvincendoci che la crisi prima o poi passerà, e potremo ritornare a vivere un po’ più decentemente, ma in fondo in fondo ne dubitiamo. È più che giusto prepararci al peggio; se poi, sarà un poco meglio, tanto di guadagnato.

Nella strategia post-crisi, non manchiamo di sottolineare la pericolosità di un luogo: il centro commerciale. Assolutamente da evitare, troppe cose da voler comprare senza averne la possibilità.

A fatica, ma con indubbia soddisfazione, ci avviamo su quella strada. Il morale non deve mai scendere sotto una certa soglia. A tal proposito, mi invento tornei di briscola a lume di candela, passeggiate nel parco alla ricerca di farfalle – niente foto, per carità – e grandi scorpacciate di frutti autoctoni – pazienza se sconfiniamo in qualche proprietà privata – e insalata di campo.

Vediamo i lati positivi: soprattutto io, avrò decisamente più tempo libero. Ed è una bella cosa, a saperla sfruttare.

Nascerà qualche problema nei rapporti sociali: dovremo fare una cernita fra amici facoltosi e amici dal tenore medio basso. I primi, li dovremo evitare. Non potremmo reggere il confronto, faremmo continuamente figuracce.

Okay. La strategia è messa a punto, poi man mano si vedrà.

I primi tempi sono davvero duri; ogni tanto, troppo spesso, ci scambiamo occhiate sconcertate – ma questa è vita? – poi, dopo un bel sospiro, cerchiamo di scacciare i pensieri negativi.

Non abbiamo alternativa. Si deve andare avanti così.

Siccome andiamo cauti anche col cibo, l’accenno di pancetta che si era andato formando con gli anni, sparisce. Siamo tutti splendidamente in forma. Niente calorie in eccesso ad appesantirci.

Nel frattempo, cerco con metodo e costanza una nuova occupazione, ma sembra davvero impossibile trovare qualcuno che ti possa offrire lavoro.

La crisi imperversa. Quando finirà?

I telefonini non squillano più, scarichi e senza più credito ma è molto meglio così. Erano davvero inutili.

Shopping? E per quale motivo? Un conto è se ti serve davvero qualcosa, un altro è andar per negozi giusto per buttar via un po’ di soldi. Cancellato.

Pizzerie e ristoranti? Si può mangiar bene anche in casa, e senza dover aspettare.

Gli abiti un po’ consunti? Meglio, son più di moda.

E l’auto in garage? Tanto di guadagnato, con quel che costa la benzina. E poi, addio code e stress.

Ma ci voleva davvero una grave crisi economica per capire come stare al mondo?

Un giorno, mi arriva una lettera in risposta alle mie innumerevoli spedite per cercare un lavoro.

Una ditta sarebbe disposta ad assumermi.

Ma non son mica matto!

Immediatamente la straccio e torno a gustarmi un tramonto da sogno.

Emanuele Tavola