GRIGNA MERIDIONALE E SETTENTRIONALE – Dire che c’è “fermento” nell’ambiente dei rifugisti è dir poco. Si parla in particolare delle strutture di proprietà del CAI di Milano, un’autentica potenza con le sue migliaia di soci, un cospicuo giro d’affari e 14 rifugi sparsi tra Grigne, Valtellina e altre aree non solo lombarde.
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Oggi, sembra proprio che con l’avvento dei nuovi vertici, molto determinati e decisionisti, si vada delineando una politica che tende molto al profitto, con una corsa al “mercato” e appunto alla richiesta di rendere profittevoli realtà non sempre capaci di generare guadagni ma certamente da sempre in grado di fare da presidio informato delle nostre fantastiche montagne. Con un livello di servizio che va ben oltre il caffè e la taragna ma si estende alla cultura dell’alpinismo e dell’ambiente, passando pure per le consulenze, i corsi e spesso la presenza in prima persona dei rifugisti in casi di emergenza.
Anche per questo la nuova linea della gloriosa sezione milanese del Cai sta suscitando perplessità se non una rivolta vera e propria da parte di alcuni rifugisti e appassionati…