Sveglia all’alba e un ragazzo peruviano dell’agenzia viene a prendermi in auto in hotel e mi accompagna alla stazione dei bus turistici: direzione sud! Usciti dalla capitale, il paesaggio si fa subito desertico e, nella nebbia oceanica mattutina, l’atmosfera si fa parecchio inquietante. Il viaggio è di circa quattro ore, percorrendo tutta la costa, attraverso lande desolate e qualche sporadico paesello arroccato a destra e sinistra dell’unica strada asfaltata. Dopo tre ore di nulla, finalmente la nebbia si dirada e si apre uno splendido cielo azzurro con un sole caldo.
Verso le undici e trenta raggiungiamo la destinazione di oggi, Paracas, una piccola cittadina sull’oceano completamente ricostruita dopo il devastante terremoto del 2007. Appena scendo dal pullman, trovo ad aspettarmi un simpatico ometto locale, al quale chiedo subito se sono in tempo partecipare all’escursione alla Riserva Naturale di Paracas. In realtà sono arrivato tardi, ma in quattro e quattr’otto la mia guida fa un paio di telefonate, carica i miei bagagli sulla sua auto e parte sgommando. In un minuto arriviamo in albergo e depositiamo i bagagli: non ho il tempo di cambiarmi perché il mio ometto mi ha già rimesso in macchina ed è partito a razzo verso non so dove. Dopo qualche minuto ci ritroviamo in mezzo a dune di sabbia, a destra e a sinistra della strada, e riusciamo a raggiungere il pullmino dell’escursione proprio all’ingresso del parco: lo blocchiamo, salgo, mentre la mia guida se ne torna a Paracas.
Non ci sono posti disponibili ,così mi siedo a fianco dell’autista e mi godo il paesaggio con un po’ di fiatone. In pochi minuti raggiungiamo il mare e la prima piazzola di sosta: il paesaggio è meraviglioso, il deserto che si butta a picco sul mare regala colori ed emozioni forti. Davanti a me l’imponente faraglione detto La Catedral, parzialmente danneggiato dal terremoto che ha distrutto lo splendido arco che lo collegava alla terraferma. Dopo un altro tratto in pullmino raggiungiamo una splendida spiaggia, dove a poche decine di metri dalla riva avvisto dei delfini che giocano sulle onde. Il sole picchia forte, ma tutta l’area è molto ventilata e l’aria è fresca. Un altro tratto in pullman che scorrazza tra le dune senza che ci siano più strade ma soltanto sabbia, e raggiungiamo uno spettacolare Mirador che guarda su tutta la penisola desertica di Paracas. Finché arriviamo alla celeberrima Playa Roja, chiamata così per la scurissima sabbia quasi bordeaux, altro posto incantevole. La gita si conclude in uno sperduto villaggio di pescatori, dove mi gusto un’ottima frittura di pesce con i miei compagni di viaggio, fra i quali qualche compatriota, dopo aver visitato un museo del parco a dir poco scarno e la baia dei fenicotteri – che però in questo periodo sono tutti in ferie -.
Al rientro trovo il mio omino ad attendermi e riportarmi all’albergo Posada del Emancipador. Dopo un po’ di relax nel mio tranquillo albergo sul mare, ho provato al ristorantino di fianco all’hotel il famoso ceviche peruviano per cena, un piatto di pesce marinato nel limone dal sapore molto intenso, che non mi ha entusiasmato, ma che mi ha trasmesso qualcosa in più di questo affascinante Paese.
Prossima tappa… le Isole Ballestas.
Massimo Bellingardi