PERU’ – Dopo una notte travagliata per via di una leggera dissenteria (troppo cocktail di Pisco?) recupero le forze e cerco un mezzo per raggiungere l’aeroporto turistico. Alla reception dell’albergo mi spiegano che basta semplicemente mettersi sul marciapiede e alzare il braccio. Nove auto su dieci sono disposte a trasformarsi in taxi per pochi spiccioli, infatti girano per le vie del centro centinaia di piccole auto strombazzando col clacson per avvisare i turisti e dopo un secondo dall’aver alzato il braccio un auto si ferma e mi fa salire.
Chiedo dell’aeroporto e il ragazzo parte sgommando: in dieci minuti mi porta a destinazione e ci accordiamo per il ritorno intorno a mezzogiorno. Sono le nove, ma mi accorgo di essere un po’ in ritardo perché le biglietterie sono tutte piene e non ci sono voli disponibili fino alle dieci e mezza. Scelgo un bimotore 4 posti fra i più costosi (circa 60 dollari), in questi casi meglio non risparmiare e stare sul sicuro! Nell’attesa guardo i voli partire ogni 5 minuti e mi vedo un paio di documentari sulla civiltà precolombiana Nazca nel salone d’aspetto. Le linee di Nazca sono uno dei più incredibili misteri di tutto il pianeta. Realizzate circa 2mila anni fa, furono segnalate già dai conquistadores spagnoli nel 1500 ma, fu solo con l’avvento dei voli di linea che si scoprì la loro sensazionale maestosità.
Oltre 800 disegni di dimensione enorme sono realizzati sulla piana desertica dell’altro piano di Nazca, ma sono visibili solamente dal cielo. La teoria più accreditata è quella di doni offerti alle divinità, che dal cielo avrebbero visto e apprezzato portando acqua e benessere, ma le grandi frecce e le piste chiaramente visibili dal cielo secondo i più arditi erano i segnali per l’atterraggio delle navi aliene, teoria alimentata dalla presenza, fra i geoglifi, della figura di un extraterrestre. Un’altra leggenda dice che i Nazca sapessero già volare 2mila anni fa, altrimenti non si spiega come potessero disegnare in modo così perfetto le figure sul deserto senza poterne verificare il risultato.
Divido il mio volo con un giapponese esaltatissimo e una coppia di olandesi: il decollo è emozionantissimo e dopo pochi minuti sorvoliamo le prime figure: il condor, il pellicano (detto alcatraz), la scimmia, il ragno, il colibrì, l’albero… è un’esperienza meravigliosa e ti senti coinvolto in questo millenario mistero! Peccato che il volo duri solo mezz’ora e in un attimo ti ritrovi a terra, in perfetta forma mentre la ragazza olandese davanti a me non si è goduta molto il volo visto che ha vomitato addosso al suo ragazzo… Ottima l’idea di non fare colazione.
Tornato a terra il caldo è veramente insopportabile e attendo l’arrivo del mio taxi riposando all’ombra. Poi riposo un po’ in albergo e ho giusto il tempo per un pranzo veloce perché mi attende un lungo viaggio in pullman di 11 ore fino ad Arequipa. La ragazza dell’agenzia che mi accompagna in stazione mi racconta del terribile terremoto di qualche anno fa, quando tutta la città di Nazca era stata rasa al suolo ed è stata rapidamente ricostruita grazie alle sovvenzioni statali.
Il viaggio fino ad Arequipa è interminabile, soprattutto perché il pullman non fa nemmeno una sosta e viaggia a 90 all’ora su strade sterrate, strette e a strapiombo sul mare. Unica sosta di due minuti, ma dal mezzo scende solo l’autista, per inginocchiarsi davanti ad una cappelletta della Madonna. Arrivo in nottata alla Ciudad Blanca, siamo saliti in quota a 2.300 mt sul livello del mare.
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