LECCO – Concluso con l’attesa sentenza il processo per mobbing alla Gilardoni Raggi X di Mandello del Lario, caso che ha fatto rumore per la portata delle accuse inizialmente mosse soprattutto nei confronti della cosiddetta “nonna padrona“, la ex leader della grande realtà industriale mandellese Maria Cristina Gilardoni (uscita dalla causa per l’intervenuta incapacità di intendere e di volere).
Dopo altri diversi stralci di posizioni di imputati minori, alla sbarra per i numerosi e gravi episodi di violenze psicologiche e prevaricazioni nei confronti di decine di dipendenti della Gilardoni è rimasto solo l’ex capo del personale della fabbrica Roberto Redaelli, 40 anni di Pescate, per il quale il viceprocuratore onorario Pietro Bassi ha chiesto lo scorso 26 febbraio la pena di tre anni, sei mesi e venti giorni per lesioni e maltrattamenti.
Il principale accusato oggi è stato assolto “perché il fatto non sussiste“. Come Redaelli, assolti anche Andrea Ascani Orsini, socio di minoranza e nipote di Maria Cristina Gilardoni e la dottoressa Maria Papagianni, medico del lavoro nella fabbrica per un breve periodo.
Sconcerto tra gli avvocati delle oltre 30 parti civili, che hanno già annunciato di riservarsi ricorsi in appello non appena note le motivazioni della sentenza del giudice Martina Beggio (note entro 90 giorni a partire da oggi).
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RedGiu
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